v. prova ontologica

"Esistenza" in Kant e Frege

Sia Kant che Frege sembrano concordare su questo: l'esistenza non è una "nota caratteristica" (nel linguaggio di Frege) del concetto - cfr. esistenza (Frege) e esistenza (Kant). Cfr. inoltre: Fondamenti dell'aritmetica, par. 53, sulla "prova ontologica", il cui errore sarebbe appunto quello di trattare l'esistenza come una nota caratteristica. [In altri termini: l'esistenza non è una proprietà dell'oggetto; che alcuni oggetti possiederebbero e altri no, come alcune mele possiedono la proprietà di essere verdi e altre no. Se così fosse, infatti, vi sarebbero oggetti che non esistono; ossia esisterebbero fatti che non esistono. Altra cosa è, invece, dire: vi sono concetti sotto cui non cade alcun oggetto (Cfr. Kant, cit., Laterza p. 470 n.: "Il concetto è possibile tutte le volte che non si contraddice. Questo è il carattere logico della possibilità [...]. Se non che, cionondimeno, esso può essere un concetto vuoto [...]". Cfr. Frege, Logica e aritmetica, Boringhieri p.288: " [...] l'esistenza presenta qualche analogia con il numero. Affermare l'esistenza equivale infatti a negare il numero zero". Cfr. inoltre la lettera a Liebmann del 25 agosto 1900)].

La differenza tra i due:
Kant: "Il giudizio: Dio è onnipotente, contiene due concetti, che hanno il loro oggetto: Dio e onnipotenza: la parolina "è" non è ancora un predicato, bensì solo ciò che pone il predicato in relazione con il soggetto.[...]
Ora, se io prendo il soggetto (Dio) con tutti insieme i suoi predicati (ai quali appartiene anche l'onnipotenza), e dico: Dio è, o c'è un Dio, io non affermo un predicato nuovo del concetto di Dio, ma soltanto il soggetto in sé con tutti i suoi predicati, e cioè l'oggetto in relazione con il mio concetto
."
Frege non condivide il pensiero espresso nella frase qui (non nell'originale) sottolineata.
Ciò che pensa Frege, a questo proposito, è chiaramente manifestato in Oggetto e concetto, par. 3 (in particolare: Boringhieri p. 368).
Secondo Frege, infatti, forme proposizionali quali. "C'è ..." non vanno completate con un nome di oggetto (si otterrebbe in tal caso una proposizione priva di senso), ma con un nome di concetto. Il linguaggio ordinario nasconde questa distinzione. Ma in realtà, quando dico. "C'è Giulio Cesare" (proposizione che, così formulata, non è né vera né falsa, bensì, appunto, priva di senso), ciò che sto dicendo, correttamente interpretato, è piuttosto: "C'è un uomo di nome Giulio Cesare", in cui compare un concetto, come risulta dall'articolo indeterminativo.
Il linguaggio ordinario usa lo stesso vocabolo talvolta come nome proprio, talvolta come nome di concetto e questa è la fonte della confusione.
Analogamente, in "Esiste soltanto una Vienna" (Es gibt nur ein Wien), "Vienna" è qui nome di concetto, come, osserva Frege, "città imperiale"; e in questo senso si può dire "Trieste non è una Vienna".
"C'è un Dio", perciò, non è, come Kant crede, un'affermazione intorno ad un oggetto; bensì intorno ad un concetto.
La struttura "C'è ..." è un concetto (di secondo livello) che, nella proposizione completata, verte su un altro concetto (di primo livello). Ciò che essa ci dice è che il concetto di primo livello ha una data proprietà: che non è vuoto - come in "c'è una radice quadrata di 4", in cui il concetto radice quadrata di 4 viene distinto da altri concetti, ad es.: numero primo pari maggiore di 2; essa però non ci dice nulla direttamente su +2 e -2, osssia sugli oggetti che cadono sotto il concetto (di primo livello) radice quadrata di 4.
Dunque: l'esistenza (ESGIBTEXISTENZ) è un predicato.
Ma quale rapporto intercorre tra questo concetto e il concetto di primo livello che in esso cade? Secondo Frege si tratta di un rapporto analogo a quello che intercorre tra un concetto di primo livello e l'oggetto che cade sotto di esso (sussunzione).
Nei Principi realizzerà (sulla base del
"quinto assioma") un metodo che gli consentirà di sostituire ad un concetto di primo livello, la sua estensione (la "classe come uno" dirà Russell), anch'essa un oggetto.
La nozione di oggetto è perciò, in Frege, abbastanza ampia e non coincide con quella di oggetto empirico. L'esistenza (ESGIBTEXISTENZ) è un concetto che verte su "oggetti universali", i quali sono trattati come qualsiasi altro oggetto, in modo indifferenziato.

Kant, diversamente, ritiene che in un giudizio, l'esistenza venga affermata in rapporto al soggetto ( e non al predicato).
Poichè si possono dare proposizioni del tipo "Il mondo è finito", in ragione della grande tolleranza e della caratteristica liberalità con cui il linguaggio consente di costruire le sue frasi dotate di significato, nasce l'esigenza di imporre (dall'esterno) limitazioni alla nozione di "esistenza".
Kant adotta, perciò, il "criterio della coscienza": "ma la nostra coscienza di ogni esistenza (o per percezione, immediatamente, o per ragionamenti che rannodano qualche cosa alla percezione) appartiene in tutto e per tutto all'unità dell'esperienza".
[V.
esistenza (Kant) ]